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Beatrice Bianchini
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Tar (‘158) VENEZIA 79

beatrice bianchini
Pubblicato da in 2022 ·
di Todd Field
con Cate Blanchet, Nina Hoss , Marc Strong

Molto potente è chi ha se stesso in proprio potere
( Seneca)

Al vertice della sua carriera, l’iconica, enigmatica musicista Lydia Tar,
prima donna direttrice di una delle più importanti orchestre tedesche,
vive in una casa deluxe con la compagna, prima violinista
dell’orchestra di Berlino Sharon e Petra la bambina
siriana adottata dalla coppia.
Un’intervista di Adam Gapnik al The New Yorker festival focalizza
l’attenzione sulla biografia della direttrice americana: dopo aver
frequentato Harvard si laurea in pianoforte al Curtis Institute prima di
conseguire un dottorato di ricerca in Musicologia presso l’Università
di Vienna, specializzandosi in musica della valle dell’Ucayali nel Perù
orientale, dove ha trascorso cinque anni tra il popolo Shipibo-Konibo.
Un libro autobiografico sta uscendo mentre prepara l’impegnativo
concerto in cui dirigerà la Sinfonia n. 5 di Mahler.
Le dinamiche di potere iniziano a intralciare il suo percorso: una
donna che ricopre un ruolo così importante dovrà fare delle scelte
nette che a lungo andare metteranno a dura prova la solidità
psicofisica e relazionale della musicista.
Il soggetto scritto esclusivamente per Cate Blanchett, ritrae una figura
complessa, con evidenti debolezze caratteriali e ricadute
psicosomatiche.
I continui, fastidiosi, a tratti ossessivi rumori che disturbano il sonno e
la quotidianità della musicista, rivelano i conflitti e i tormenti
personali/affettivi/ erotici/ professionali della compositrice.

La quantità di rumore che una persona è in grado di sopportare, senza
soffrire, sta in rapporto inversamente proporzionale alle sue capacità
intellettuali e può quindi essere considerata una misura approssimativa
di queste ultime.
( A . Schopenhauer)

Tra citazioni dotte, raffinate ambientazioni e sofisticati meccanismi
estetico/musicali, il potere glorificante e subdolo, mutevole e precario
si insinua nella gestione della vita privata e quindi pubblica della Tar.
Lei, che ha scalato i ranghi della Big Five, le cinque grandi orchestre
americane, ricevuto i quattro premi più importanti, Emmy, Grammy,
Oscar e Tony ed entrata nella lista ristretta di colori che vengono
chiamati EGOTs, fonda anche una scuola per offrire opportunità alle
giovani direttrici d’orchestra.
Grande visibilità, potere e notorietà che il talento musicale della Tar,
così abile con gli spartiti, gli strumenti e la direzione d’orchestra
dovranno confrontarsi con la consapevolezza e capacità di dirigere la
propria vita privata e pubblica.
Quanto il prestigio, la notorietà nonché il successo raggiunti
presuppongono un talento che può rimanere circoscritto
esclusivamente al mondo professionale?
La prima direttrice d’orchestra di Berlino, dovrà confrontarsi con i
propri fantasmi interiori: il film, un ben orchestrato psico-thrilller,
riesce a comporre una trama dove le dissonanze
sono perfettamente disturbanti.
Una sofisticatissima costruzione sinfonica riesce a scomporre i piani
biografici di un grande talento, tra il successo, l’amore e il potere con
un’abilissima disinvoltura tecnico-registica mentre la sceneggiatura
riesce ad incastrare lo spettatore in una
tensione costante e implacabile.
Il business dietro al mondo della musica classica è rappresentato con
ferocia e le dinamiche di potere implicite sono una costante.
Non basta la capacità di concentrazione di un talento, con il successo
l’identità diventa un fatto sociale e politico sempre in bilico tra
democrazia e autocrazia.
Un film che racconta una sorta di favola: questo è un mondo che
rimane esclusivo appannaggio del sesso maschile e il suo ritorno tra
l’etnia che vive nella regione dell’Ucayali testimonia la necessità più o
meno ricercata di un recupero del rapporto con Madre Natura.

Se vuoi conoscere la vera natura di qualcuno
devi dargli un grande potere
( Pittaco)



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