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Beatrice Bianchini
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TORI E LOKITA (’80)

beatrice bianchini
Pubblicato da in 2022 ·
di Luc Dardenne e Jean-Pierre Dardenne
con Mbundu Joely, Pablo Schils, Marc Zinga, Claire Bodson, Baptiste Sornin

L’uomo ha inventato la bomba atomica, ma nessun topo al mondo
costruirebbe una trappola per topi.
(Albert Einstein)

Primo piano su Lokita sottoposta ad interrogatorio incalzante dove si
cerca di capire se la ragazza sia effettivamente la sorella di Tori, come
dichiarano entrambi. Un attacco di panico costringe l’interruzione.
Siamo in Belgio. In palio c’è il permesso di soggiorno, i documenti che
le consentirebbero di fare la domestica e di mandare i soldi alla madre
per mantenere la famiglia.
Tori, dodicenne ha già i documenti in quanto ritenuto nel suo paese
bambino stregone e pertanto perseguitato.
Entrambi cantano in una pizzeria italiana dove intrattengono i clienti
con una canzone imparata in Sicilia, al loro primo sbarco, prima di
essere portati in Belgio.

Alla fiera dell’Est, per due soldi un topolino mio padre comprò…
E venne il gatto che si mangiò il topo, che al mercato mio padre comprò

Qui infatti sono giunti per mano di connazionali che rivendicano una
parte del denaro che guadagnano fino al riscatto definitivo.

E venne il cane, che morse il gatto, che si mangiò il topo che al mercato
mio padre comprò…

La pizzeria è la copertura di un mercato illecito: il cuoco utilizza i due
ragazzi come pusher e non solo, in cambio di focaccia e pochi soldi.

E venne il bastone, che picchiò il cane, che morse il gatto, che si mangiò
il topo, che al mercato mio padre comprò…

Ma i soldi non bastano e i documenti non arrivano e Lokita viene
condotta bendata a fare qualcosa di estremamente illecito, isolata,
senza poter sentire il fratello, senza contatti di alcun genere, in un
capannone nella estrema periferia.

E venne il fuoco, che bruciò il bastone, che picchiò il cane, che morse il
gatto, che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò…

L’inconfondibile format Dardenne, presentato al festival di Cannes,
torna per la nona volta in concorso: marginalità, lavoro, immigrazione,
sopravvivenza, denaro, criminalità.
Un incalzante, frenetico, estenuante, drammatico ritratto della vita di
due innocenti gettati in una esistenza feroce dove la sopravvivenza è
una conquista quotidiana.
La crudeltà della clandestinità che pende come una ghigliottina sulla
testa di Lokita, che vorrebbe continuare a stare con Tori e riuscire a
inviare soldi alla sua famiglia, e Tori che non si ferma mai, dando
fondo alle sue energie e alle sue idee, disposto a qualunque cosa pur
di poter stare con la “sorella”, fare disegni per lei, poter cantare la
canzone delle loro origini prima di addormentarsi.
Due figure estremamente credibili, interpretate egregiamente dai
protagonisti accompagnati dalla canzone di Angelo Branduardi che è
la riproposizione con musica della filastrocca “un capretto” recitata
dai bambini alla fine della cena della Pasqua ebraica che celebra la
miracolosa liberazione dalla schiavitù:
un testo che nasconde molteplici significati e che diviene il sottotitolo
concettuale dei frenetici, disturbanti, strazianti 80 minuti
Dardenniani.

La vita si comporta con noi come il gatto fa con il topo: ci prende, ci gira,
ci rivolta, ci morde, ci graffia, gioca e alla fine ci ammazza senza
neppure accorgersene.
(Giovanni Soriano)



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