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Beatrice Bianchini
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THE PUTIN INTERVIEW (‘240)

beatrice bianchini
Pubblicato da in 2020 ·
di Oliver Stone

Fantastici i titoli di testa che aprono l’ennesimo focus di
Stone, realizzato tra il 2015 e il 2017, su uno dei più potenti
leader contemporanei.
Viene subito annunciata l’improvvisazione,
non sono previste regole.
Vladimir Putin, ex militare ed ex funzionario del KGB russo
diventa presidente della Federazione Russa dal 7 maggio
2012, al suo quarto mandato, ricoprendo precedentemente la
carica dal 2000 al 2008. Primo Ministro della Russia dal 1999
al 2000 e ancora dal 2008 al 20012.
Nasce a Leningrado il 7 ottobre 1952, in una casa popolare;
la madre era un’operaia e  il padre lavorava in fabbrica come
ingegnere, prima sommergibilista
nella marina militare sovietica.
Terzo figlio di due fratelli maggiori morti, era una piccola
peste e iniziò presto a fare judo.
Prima diploma poi Laurea in diritto internazionale  nel ’75
all’università statale di  Leningrado.
Accusato da sempre di autoritarismo, di aver creato un culto
della personalità, di malversazione, di omofobia, l’intervista
fa emergere l’ontologia pragmatica del leader.
Dopo aver raccontato tre celebri presidenti americani come
John Fitzgerald Kennedy (JFK- un caso ancora aperto),
Richard Nixon ( Gli intrighi del potere- Nixon) e George W.
Bush ( W), Stone mostra il ritratto di uno dei Presidenti
contemporanei più sconosciuti e giudicati: V. PUTIN.
Dalle domande di Stone, Putin descrive la Russia e la
necessità del cambiamento che Gorbaciov aveva avvertito; il
paese era al collasso, il sistema non funzionava e milioni di
persone si trovavano in misera. Non si comprendevano quali
cambiamenti servissero: regnava il caos e la distruzione del
sistema sociale, sanitario oltre all’esercito.
Dopo la disgregazione dell’Unione Sovietica circa 25 milioni
di cittadini russi si sono trovati stranieri in casa propria.
Nell’ottobre del ’93 si era sull’orlo della guerra civile: tutto
questo viene descritto da Putin che era direttore dei servizi
di sicurezza per diventare nel ’99 primo ministro e nel 2000
presidente.
Racconta anche la prima offerta di Boris Eltsin che Putin
rifiutò: diventare primo ministro richiedeva un cambiamento
radicale di vita riguardo le proprie figlie e la difficoltà di
assumersi la responsabilità del destino di milioni di persone.
Dorme 7 ore per notte e fonda la propria disciplina sui
principi dello judo  che insegna flessibilità e individuazione
delle debolezze dell’avversario.
La strategia richiede rigore e nel 2000 diventa presidente
con il 53% dei consensi.
In seguito al primo mandato l’economia russa cresce per otto
anni consecutivi con il PIL a parità di potere d’acquisto
aumentato del 72%.
Senza bloccare il processo regola in modo equo e più corretto
per la collettività il meccanismo della privatizzazione: a
colloquio con i grandi industriali spiega le nuove regole più
giuste e responsabili con le quali  sono tutti d’accordo tranne
quei miliardari che non guadagnavano in base alla loro
abilità imprenditoriale ma in base alle conoscenze politiche.
Riduce la povertà di due terzi, alza le pensioni, gli stipendi
medi quadruplicano e nel 2012 viene
eletto con il 70% dei voti.
Stone fa notare che hanno tentato di uccidere Fidel Castro
per ben 50 volte mentre il presidente
russo solamente 5volte.

“Chi è destinato ad essere impiccato non morirà
annegato”, dice Putin riportando un proverbio russo.
Uno dei momenti più significativi del ritratto del leader
russo è quando descrive il suo processo decisionale in
base al quale ogni lavoro non può essere interrotto, ma
va completato, paragonando la ricerca di soluzioni al
naturale processo creativo.

Fondamentale è trovare le persone giuste e saper delegare le
responsabilità.
Il debito pubblico della Russia è ormai ridotto al minimo e la
banca centrale sta seguendo una politica molto bilanciata: la
Russia ha pagato tutti i suoi debiti anche quelli delle ex
repubbliche sovietiche.
La sicurezza di Putin nel parlare di politica internazionale,
sollecitato dalle incalzanti domande di Stone non esita a
descrivere l’amministrazione americana come colei che
guarda troppo spesso la Russia come una rivale.
Le domande lo inducono a rispondere sull’Afghanistan e
sull’intelligence americana che appoggiava il
fondamentalismo islamico per combattere le truppe
dell’Unione Sovietica, consentendo in tal modo la formazione
del movimento di Bin Laden che poi è
sfuggito al controllo Usa.
Appoggiare i terroristi per destabilizzare internamente la
Russia è in parallelo ciò che è stato fatto supportando i
Ceceni con i quali la Cia collaborava concretamente, tutto ciò
mentre gli americani combattevano
il terrorismo in Afghanistan…
Alle domande sulla Nato Putin descrive non solo la
disattenzione del patto di non espansione verso est da parte
degli americani ma anche il fatto che ormai la Nato ha
bisogno di un avversario per giustificarsi, pertanto facendoli
passare per alleati, produce vassalli. Denuncia inoltre
l’uniformità della politica Usa nonostante
il cambiamento dei presidenti.
Per Putin l’errore è vedere sempre la Russia come un nemico
e  la causa di questo errore è quello di volerla come vassallo:
mentre la Russia spende 40 miliardi per la difesa l’America
ne spende 460 fondando la propaganda
elettorale sempre su questo tema.
La strumentalizzazione della minaccia russa, per Putin, serve
per farsi eleggere e il grande errore è sacrificare le relazioni e
il dialogo internazionale in virtù della politica interna.
Tra l’ipotesi di una guerra e la proposta di vedere insieme Il
Dottor Stranamore, Stone riesce anche a individuare gli
aspetti più personali della vita di Putin e a rivolgergli
domande sulle restrizioni sessuali, come per esempio
proibire la propaganda gay e esaltare la tradizione della
mascolinità in Russia.
Tornato poi al colpo di stato mascherato da parte degli Usa in
Ucraina, per Putin la filosofia della politica estera americana
è contro il ravvicinamento dell’Ucraina con la Russia e questo
però non ha nessun interesse per il popolo ucraino ma solo
per il potere, come l’appoggio della questione georgiana da
parte di Bush ha fatto credere a milioni di spettatori che i
russi fossero oppositori e invasori.
Anche il caso Snowden viene affrontato: dare asilo
all’attivista statunitense fu la risposta all’appoggio che gli Usa
avevano offerto ai terroristi del Caucaso. Niente di illegale
aveva fatto Snowden  per la Russia  perché fosse concessa
l’estradizione.

Il ritratto che Stone fa di Putin è quello di un leader che ha
costruito un paese sovrano,  che conosce molto attentamente
i propri cittadini e che fieramente vuole che il proprio popolo
si distingua dal vassallaggio degli altri paesi.
Se molti ritengono che la Russia non sia una democrazia
perché il parlamento non ha potere e il potere non concede
spazio all’opposizione, la personalità di Putin fa
comprendere che le cose sono cambiate solamente dal 2000
e che l’evoluzione va rispettata nei suoi tempi, quei tempi che
non sono ancora pronti ad un
radicale e repentinoc ambiamento.
Il rispetto di un popolo per il leader russo passerebbe anche
attraverso questa conoscenza che sembra aperta al dialogo e
alla rivisitazione del paradigma dei rapporti bilaterali Usa-
Russia, soprattutto perché, sostiene Putin: “ noi non
interferiamo mai nelle questioni interne degli altri paesi”.
Dove sarà la verità non è dato sapere, ma di certo il valore
storico e documentaristico di questo incontro, riesce ad
insinuare il dubbio sul ritratto ben definito e parziale di una
figura molto più complessa e sfaccettata.
L’estrema varietà degli argomenti affrontati e la
scorrevolezza della narrazione conferisce all’opera di Stone
la caratteristica della propedeuticità: aprire l’orizzonte ad un
figura seppur  popolare tuttavia sconosciuta suscita la
curiosità di approfondire la visione antropologica, politica,
sociale, economica del leader russo.
Il rispetto per l’enigmaticità di una  figura strutturata da
un’unilaterale interpretazione mediatica finora ereditata,
determina la riscoperta e la necessità di un approfondimento
dei temi trattati tanto da sospendere e rimettere in
discussione la confezione di una  leadership solo autoritaria
per una anche autorevole.

Insinuare il dubbio è l’obiettivo di Stone, il dubbio che lo
“zar”Putin abbia magari ricomposto l’ancestrale identità
russa così incomprensibile, lontana e diversa da chi è sempre
pronto a giudicarla.

Insinuare il dubbio su cosa sia più importante per il popolo
russo, la proposta democratica, lo sviluppo economico
l’ordine e la stabilità, la tradizione, un sistema politico
sovietico, il  sistema attuale o un sistema più occidentale.

Insinuare il dubbio se i 25 anni di potere di Putin siano solo il
risultato della propaganda che sia riuscita ad alzare
verticalmente  gli indici di gradimento o se ci siano altri
fattori da considerare e da non trascurare.

Si può ingannare tutti per qualche tempo e qualcuno per
sempre, ma non si può ingannare tutti per sempre, sosteneva
Abramo Lincoln.
Innegabile è il fatto che Stone tenda a presentare un leader
che fa della conoscenza del suo popolo il presupposto della
sua leadership, come un ritorno del nuovo grande inquisitore
che non spaccia la libertà insostenibile ai più ma la risposta a
necessità  materiali alle quali solo in pochi sanno rinunciare.
Se niente è vero, tutto è possibile e Stone riesce a squarciare
il velo della interpretazione unilaterale, della somiglianza, del
riferimento a definizioni di democrazia che possono  rivelarsi
più rigide,  conformanti e meno libere di altre più o meno
esplicitamente autoritarie.

E’ mai possibile tracciare una vera distinzione tra i mezzi
di comunicazione di massa come strumenti di
informazione e di divertimento, e come agenti di
manipolazione e di indottrinamento?
(Herbert Marcuse)



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