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Beatrice Bianchini
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TFF 38 Sin señas particulares (’95)

beatrice bianchini
Pubblicato da in 2020 ·
di Fernanda Valadez



Confine Messico/Stati Uniti; muro, filo spinato.
La natura inquadrata da una fotografia insidiosa.
Depositi colmi di corpi senza identità, avvolti nella plastica: uccisi
dalle polizie di confine, bruciati, mangiati da animali, mutilati dagli
squadroni della morte.
Rigo e Jesus sono giovani, lasciano le rispettive famiglie e scompaiono
nel nulla. Le madri li cercano e possono procedere solo attraverso il
riconoscimento di “segni particolari” tra cadaveri, oggetti, abiti.
Sottoporsi a campioni di sangue aiuta e procedere alla firma di
documenti che non sanno leggere autorizzeranno le autorità a
smettere a loro insaputa le ricerche e a seppellire i corpi non
riconosciuti in fosse comuni.
Magdalena, allertata da un’altra madre, inizierà un lungo viaggio per
arrivare a ‘O Campo e raggiungere La Fragua dove incontrerà Miguel
rispedito dall’Arizona e in cerca della famiglia.
Tra case abbandonate e distrutte, bestiame in decomposizione,
Magdalena attraverserà con un “caronte” del luogo la diga che la
metterà a contatto con la dimensione infernale della realtà
inimmaginabile per una madre che non si
arrende alla morte del figlio e alla sua non sepoltura.
Ma il diavolo che incontrerà sarà ben oltre quello del Post tenebra lux
di Carlos Reygadas, messicano anche lui. L’ontologia del male che si
paleserà alla donna non consentirà alcuna luce dopo la tenebra ma
diventerà l’altare sul quale sacrificare la metafisica dell’orrore, quella
di una verità che supera il paradosso della realtà.
Opera prima, questa di Fernanda Valadez, presentata al TFF 38,
tragedia umana già raccontata dalla cinematografia mondiale,
evidenzia in questa regia alcuni segni particolari; la natura maestosa e
crudele, i volti feroci e feriti, i corpi definiti e sfiniti, le parole inseguite
e incomprese, i diritti sconosciuti e sconfitti.
Il segno di riconoscimento del film sta proprio qui; nessuno recrimina
nulla; il tentativo di sognare un futuro migliore
giace solo nei giovani e nei loro corpi violati.
La speranza di ritrovare un figlio vivo o morto che sia apre solo la
porta atroce della disumanità privata di qualunque dignità ontologica.
L’uomo brucia ormai tra le fiamme del nichilismo che l’estetica della
natura non riesce più a placare e tantomeno a risarcire.
Un’opera artistica estrema quella della Valadez che incide con un
sguardo impietoso una realtà senza luce e senza respiro, quella di una
umanità che avrà la sorte che saprà meritarsi.

Lo spirito, come la natura, ha orrore del vuoto, Nel vuoto, la natura
mette l’amore; lo spirito, spesso, vi mette l’odio. L’odio prende spazio.
(Victor Hugo)



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