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Beatrice Bianchini
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RODEO (‘104)

beatrice bianchini
Pubblicato da in 2022 ·
di Lola Quivoron
con Ahmed Hamdi, Antonia Buresi, Brice Straehki, Chris Makodi, Cody
Schroeder, Dave Bsamab Okebwan, Gianni Caira, Julie Ledru, Junior
Correia, Louis Sotton, Mohamed Bettahar, Mustapha Dianka, Quentin
Arizzi, Sebastien Schroeder, Yannis Lafki
“La perfezione dei mezzi e la confusione dei fini sembra caratterizzare
la nostra epoca”
( A. Einstein)
Julia è una ragazza bisbetica, selvaggia, disposta a tutto pur di avere
una moto da cross. Si presenta come “sconosciuta” a chiunque le
chieda il nome e attraverso astuti sotterfugi riesce a sottrarre ai
legittimi proprietari le motociclette in vendita.  La madre non si vede
mai e il fratello non sa come gestirla.
Non torna a casa se non per questioni di soldi.
Entra a far parte di un gruppo di motociclisti di cross acrobatico,
incentivando il mercato clandestino delle moto; come capo banda c’è
un detenuto che gestisce il business dal carcere.
Il desiderio di Julia è quello di riuscire a svaligiare un camion carico di
moto mentre sta percorrendo l’autostrada: per fare questo lei è i suoi
amici/nemici hanno una grande destrezza.
Alcuni di loro ne sono attratti altri ne diffidano o la detestano.
Non è un tipo amabile Julia, non esercita alcuna abilità seduttiva,
nonostante la sua esotica sensualità, la sua ossessione sono le moto e
niente giustifica la sua attenzione se
non avere soldi per correre libera come il vento.
Opera prima di Lola Quivoron, già in concorso a Un certain regard a
Cannes, ora in concorso al TFF40, è un racconto aspro e potente,
soprattutto per presenza di Julie Ledru, attrice protagonista
esordiente dal carisma sorprendente.
Ti trasporta nei suoi sogni, nelle sue asperità e riottosità senza
incedere in psicologismi gratuiti. La madre ha cambiato la serratura
per non averla in casa e Julia ha un incubo ricorrente quello del
generoso centauro Abra, che le aveva aperto il suo mondo e che di lì’ a
poco cadeva finendo in coma per poi morire.
Non si fida di nessuno la motociclista ma si avvicina alla moglie del
boss detenuto, perché emblema di quel femminile da riscattare.
Lei, così lontana dall’essere la femmina che gli uomini vorrebbero, ha
tuttavia un destino già scritto proprio da quel maschile che non riesce
ad accettare figure così distanti dallo stereotipo precostituito.
Un film che travolge attraverso immagini magistrali, una fotografia
torbida, un ambiente clandestino, una realtà ai margini ma soprattutto
per una presenza ed un volto paradigmatico indispensabile e
insostituibile.
La moto è il fine, il mezzo qualsiasi cosa: una ipnotica
rappresentazione della psicopatologia di una giovane donna,
amazzone, centaura che insegue il fascino della libertà anarchica
qualunque sia il costo da pagare.
“Se è vero che il fine giustifica i mezzi, ne discende che il non
raggiungimento del fine non consente più di giustificarli”
(Norberto Bobbio)



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