ArtBea
Beatrice Bianchini
Vai ai contenuti

LA NOTTE DEL 12 (‘114)

beatrice bianchini
Pubblicato da in 2022 ·
di Dominik Moll
con Bastien Bouillon, Bouli Lanners, Anouk Grinberg

Se il pensiero corrompe il linguaggio, anche il linguaggio può
corrompere il pensiero
( G. Orwell)

La didascalia iniziale del film ci informa, sin da subito, che l’omicidio
non vedrà giustizia: troppi casi rimangono irrisolti.
Liberamente ispirato ad una storia vera.
Una ragazza saluta dopo aver trascorso una piacevole
serata a casa di amiche.
E bella Clara, attraente e piena di vita e mentre si dirige nella sua
abitazione registra e invia un video pieno di affetto per la sua amica.
Una persona incappucciata la attende, le getta addosso liquido
infiammabile e le da fuoco.
Clara corre ma verrà ritrovata bruciata in un parco poco distante il
giorno successivo. I genitori sapevano che la ragazza sarebbe rimasta
a dormire dalla sua amica e vengono avvisati dalla polizia della
drammatica notizia.
Iniziano le indagini, i sospettati sono 6,
tra amici, fidanzato, amanti e ex.
Ma già sappiamo che non si troverà il responsabile e quindi
l’attenzione si rivolge altrove, su ciò su cui spesso si distoglie lo
sguardo: il focus è sull’ambiente, la cultura,
il contesto, il linguaggio, lo stereotipo.
Tutto questo attraverso le fasi dell’inchiesta ogni volta concentrata su
figure completamente diverse l’una dall’altra: dal violento, al rapper
che in una canzone minaccia di bruciarla, allo “scopamico” idiota che
ride continuamente ma non accetta la si definisca “facile”, in quanto
per lui è semplicemente una ragazza senza complicazioni.
Domenik Moll fa convergere l’attenzione sullo sguardo di chi
risponde, di chi giudica, di chi, compresi i media,
interpreta e sentenzia.
Tuttavia il caso si insinua nella pelle di chi indaga, soprattutto di
Yohan per il quale diventa una vera e propria ossessione.
Non comprendere, non riuscire a trovare e a vedere la verità, provare
sconcerto difronte ad una realtà sempre più incomprensibile, come
rendersi conto e prendere definitivamente atto che “c’è un qualcosa di
sbagliato tra uomini e donne”.
La gelosia può essere un movente, avere molti fidanzati, ex, amanti
può essere la causa, quella di “essersela andata a cercare”.
E’ questo doppio sguardo che innesca Moll, quello di riuscire a capire
dove c’è il pregiudizio nei confronti di una donna, in quanto la
terminologia e il linguaggio rivolti ad un uomo ucciso nelle stesse
condizioni e presupposti sarebbe sicuramente diverso.
Un universo umano dove gli uomini commettono i crimini e sempre gli
uomini devono risolverli; un universo umano dove le donne vengono
uccise perché il mondo è incapace a comprenderle e ad accogliere i
loro cambiamenti: un universo umano dove la guerra tra maschile e
femminile prevale su qualunque dialogo.
Una sottocultura trasversale, umana e disumana; un linguaggio
patriarcale maschile e spesso anche femminile che non riesce ad
accogliere una nuova donna libera, non complicata o complicata,
facile e difficile, nuova e diversa.
Un film apparentemente normale ma così diverso, semplice ma
complesso, banale e tuttavia sofisticato nel puntare l’indice e prestare
attenzione alla cultura tossica che vede nel femminile emancipato
anche solo sessualmente come l’avamposto da contrastare in quanto
propedeutico all’indipendenza dal maschio.
Il colpevole non si trova perché la responsabilità è trasversale e
pervasiva, strutturata su retaggi culturali invadenti: l’occhio del
regista è concentrato a spostare lo sguardo dall’inchiesta giudiziaria
per focalizzarlo sul pregiudizio e sul linguaggio quotidiano
indifferente ma violento e criminale.
Una giovane donna, bella, attraente, libera e gioiosa è fastidiosa per
tutti perché fuori dai canoni previsti e prevedibili, perché caotica e
indefinibile per una decisione culturale e pertanto politica formatasi
lentamente, profondamente radicata e straordinariamente
persuasiva ancora oggi.
Moll non esita pertanto ad indagare la società avvolta in una dialettica
prevalentemente maschile, dove la sintesi non è mai il risultato di un
dialogo tra tesi e antitesi, ma un discorso autoreferente, apodittico,
autistico e violento.
Il film parte da un fatto di cronaca per costruire una riflessione di
metacronaca, parte da un accadimento per farne uno strumento di
metacultura.

Il modo più efficace per sconfiggere il patriarcato è sfidare e rinnegare
la sua narrativa autolegittimante
(John Lamb Lash)



Nessun commento




Ideato e realizzato da Sandro Alongi
Torna ai contenuti