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Beatrice Bianchini
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HOLY SPIDER

beatrice bianchini
Pubblicato da in 2023 ·
di Ali Abbasi
con Zar Amir Ebrahimi, Mehdi Bajestani, Farouzan Jamshidnejad

Dei mali della vita ci si consola con la morte, e della morte con i mali
della vita. Una gradevole situazione.
(A. Schopenhauer)

Ispirato alla storia vera di Saeed Hanaei,
serial killer iraniano noto come Said Hanai.
Una serie di omicidi iniziò nel 2000 e finì nel 2001; la zona colpita fu la
città sacra di Mashhad, a circa 1000 km da Teheran, sede di un
importante santuario sciita,
meta di un fiorente pellegrinaggio religioso.
Le vittime erano prostitute che il killer prelevava per strada con il suo
scooter e portava in casa sua mentre la sua famiglia era assente per la
preghiera; le stringeva al collo con il loro foulard strangolandole.
Scaricava i corpi ai bordi delle strade o nelle fogne avvolti nel loro
chador. La stampa li definì “gli Spider Murders”, in quanto il killer
attirava le donne come i ragni con le prede.
Hanaei sembrava insospettabile: aveva 39 anni era un semplice
operaio edile, molto devoto alla sua religione, sposato con prole.
Le prostitute per lui erano “esseri peccaminosi, corrotti moralmente e
che corrompevano, uno spreco di sangue” e quindi doveva ripulire la
città. La sua era “una crociata personale per amore di Dio e per la tutela
della religione”.
Il regista ha deciso di raccontare questa storia senza calcare la mano;
mentre il vero killer stuprava le donne prima di strangolarle, Abbasi
trascura questo feroce particolare: tuttavia non esita ad inquadrare i
violenti omicidi, già dalla prima scena del film.
Accompagna la finzione con la partecipazione di una giornalista che
decide di mettersi sulle tracce dell’omicida, trascurato dalle indagini
ufficiali, in quanto vuole mettere a fuoco, riuscendoci perfettamente, la
cultura che vige nel paese. Alcuni gruppi fondamentalisti e militanti
islamici consideravano infatti il killer come “un eroe che difende la
città da una piaga sociale crescente”; anche il figlio Alì, che aveva
all’epoca 14 anni, disse che se il padre fosse morto sarebbe stato
sostituito da altri killer, e lui provandone orgoglio avrebbe anche
potuto continuare l’operazione del padre.
Indimenticabile la scena nella quale il ragazzino mima le azioni del
genitore durante gli omicidi, quasi volesse ricostruire un tutorial per
la memoria delle future generazioni.
Il regista iraniano, naturalizzato danese, costruisce il secondo piccolo
gioiello dopo l’indimenticabile Border del 2018, già premiato a Cannes.
Anche qui il tema della colpa, della scelta etica delle creature di
confine, ricompare sulla scena,
in concorso al 75° festival della costa azzurra.
Un ritratto impietoso, costruito attraverso interpretazioni impeccabili,
riflette una società dove il pensiero comune è quello di chi giudica ma
soprattutto condanna impropriamente in nome e per mano di Dio.
Un film sporco, netto, terribilmente violento, impietoso, tuttavia
ipnotico: le prostitute sono il capo espiatorio di una visione che separa
con la sciabola il bene dal male, il buono e il cattivo, il giusto e
l’ingiusto, il peccato dalla espiazione.
Le femmine fonte di male vanno eliminate e non i loro clienti, brutali
stupratori e assassini, eppur considerati
vittime se non addirittura eroi.
Sul motivo e sul contesto si concentra Abbasi e lo fa con uno sguardo
impietoso seppur indulgente senza mai perdere tuttavia il focus della
narrazione che si concentra sulla misteriosa e confusa malvagità
completamente al servizio della “purificazione”.
Nel titolo si racchiude il concetto, il concentrato, l’estratto del film:
quel “santo” (Holy) non è lo spirito, la terza persona della SS Trinità
bensì l’assassino soprannominato Spider che si immola alla causa
della devozione e della dedizione in quanto correlato alla divinità: un
“santo assassino” insomma che nella sua paranoia si appella e di
“dedica a Dio”.
Passato inspiegabilmente in sordina soprattutto per l’attualità dei
temi che riguardano la realtà iraniana tormentata ancora,
maggiormente oggi, dalla cultura machista islamica e non solo,
colpisce in modo netto, diretto, aprendo un inevitabile spazio di
riflessione.

Nessuno sceglie un male capendo che è un male, ma ne resta
intrappolato se, per sbaglio, lo considera un bene rispetto a un male
maggiore.
(Epicuro)



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