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Beatrice Bianchini
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Esterno notte ( ‘330)

beatrice bianchini
Pubblicato da in 2022 ·
di Marco Bellocchio
con Fabrizio Gifuni, Margherita Buy, Tony Servillo, Gigio Alberti,
Fausto Russo Alesi, Gabriel Montesi, Daniela Marra, Paolo Pierobon, Fabrizio Contri

A pensare male degli altri  si fa peccato ma spesso si indovina
( Giulio Andreotti)

Bellocchio inizia dalla fine proponendo un esito diverso dalla cronaca,
per non dare adito a fraintendimenti. La sua ennesima proposta del rapimento Moro,
questa volta è netta: se il parlamentare, statista professore di Diritto fosse
stato rilasciato dalle brigate rosse di sarebbe dimesso dalla DC con un discorso
chiaro e inequivocabile.
Due parti divise in tre punti di vista: quello politico pubblico,  
costellato da segreti, diffidenze, irresponsabilità,
inadempienze più o meno volontarie e infide; quello familiare,
sobrio, intimo, privato; quello delle brigate rosse con le scelte, gli eventi,
le incomprensioni interne, il rapporto con il rapito, tra la criminalità dei
tempi politici e rivoluzionari e il rispetto della dignità e della fede.
Lo spaccato dedicato al Papa, allora Paolo VI insieme alla figura della
moglie di Moro attraverso la quale emergono in modo netto i
profili e le responsabilità dei colleghi, amici/nemici/ indifferenti all’aspetto umano
del caso a vantaggio dell’ inconfessabile e inaccettabile apertura del
parlamentare DC al 33% dell’elettorato comunista,
sono inevitabilmente descrittivi di tutto quello che accadde
in quei mesi  sebbene “ ogni rifermento a persone
esistenti o a fatti realmente accaduti” sarebbe “ puramente casuale”
Sei episodi per la tv, ora al cinema, prima parte dal 18 maggio, seconda dal 9 giugno.
Una narrazione impeccabile di anni inquieti, laddove la strumentalizzazione
dei fatti supera la criminalità degli stessi.
Il 16 marzo, proprio nel giorno dell’ insediamento di un governo
sostenuto dal partito comunista  del  quale il presidente della DC era il
principale fautore in nome di una democraticità cattolica  
presuntuosamente “ ingenua”, viene rapito Aldo Moro e, dopo 50 giorni di prigionia,
tra richieste, trattative e misfatti viene
ucciso “ sebbene il gesto veramente rivoluzionario sarebbe stato liberarlo”
almeno secondo la Faranda di Bellocchio.
Assiduo frequentatore delle pellicole del regista di Bobbio è il lettino dello psicanalista
dove viene palesata la psicopatologia di Andreotti, la bipolarità di Cossiga e la notoria
onestà di Zaccagnini, così da renderlo una figura capace di intendere ma non di potere.
Il simbolo del partito della democrazia cristiana vede nella
locandina del film la croce ricoperta di rose rosso sangue e lo scudo
fatto di rovi di spine. Basterebbe questo per individuare IL punto di vista
ma l’invito a ripercorrere quegli anni nella pellicola di Bellocchio è imperativo
e l’occasione imperdibile.

Chi non vuole far sapere una cosa, in fondo non deve confessarla neanche a se stesso,
perché non bisogna mai lasciare tracce.
( Giulio Andreotti)



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