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Beatrice Bianchini
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Le bruit dea moteurs (‘79) TORINO 39

beatrice bianchini
Pubblicato da in 2021 ·
di Philippe Gregoire

Quebec

Auto che fanno il burnout circolare
Addestramenti al limite del surreale per gli addetti alla dogana.
La sudorazione va tenuta sotto controllo e per non far appannare il  casco
occorre portarlo sempre, anche durante le attività quotidiane.
Alexandre e’ un istruttore presso la dogana canadese,
insegna come  usare le armi da fuoco anche a chi
non ne ha mai fatto uso e non ne  possiede alcuna.
Alcuni sono convinti del lavoro che fanno,
altri solo per  guadagnare qualche soldo per poter studiare,
come l’alter ego dì  Alexandre con la quale si intrattiene sessualmente,
mentre lei è  impegnata a stirare indossando il casco.
Per questo il giovane istruttore, dopo un interrogatorio  sadico-perverso- morboso
viene sospeso in quanto giudicato affetto da  dipendenza sessuale.
Torna a casa dalla madre che gestisce una pista per auto da corsa, a  45 km da Montreal,
in un luogo ameno e isolato ma vicino a un campo da  golf per ricchi
possidenti che non vogliono sentire il rumore dei  motori.
La conoscenza con una giovane pilota islandese,
arrivata sul posto  per partecipare ad una gara automobilistica porta in po’
di ossigeno  nella vita del ragazzo ma qualcosa
di anomalo imperversa sulla sua  quotidianità…
Proprio in seguito al suo ritorno qualcuno inizia ad
attaccare  sulla porta della chiesa disegni e graffiti
pornografici audaci e  scabrosi il cui protagonista ha le sembianze del giovane stesso.
Costui accusato dalla polizia locale rigetta qualunque  responsabilità
con forza e decisione ma alla seconda intimidazione ne fa  le spese in modo violento.
Il signor Mastrogiuseppe, il cognome del ragazzo di origini  italiane,
si trova, sia sul posto di lavoro che nella sua cittadina  sperduta a dover
fare i conti con il teatro dell’assurdo sia  professionale,
svolgendo un lavoro nel quale non si identifica affatto,
sia a causa delle accuse ingiuste e dei moralismi perversi e bigotti dei  
capi e delle forze dell’ordine: Alexandre diviene così il capro
espiatorio degli innumerevoli disturbi psichici e esistenziali dai quali  è circondato,
compresi quelli materni.
Descrive il posto in cui abita come una sorta di Monopoli nel quale due,
max tre famiglie gestiscono tutta la ricchezza.
Sebbene quella terra nera in origine era considerata molto fertile
e  molti patrioti rivoluzionari erano stati scomunicati dopo
essere  diventati da colonia francese a dominio anglosassone dal XVIII secolo,
ormai nessuno sembra ricordare le origini e il passato di quelle  tradizioni.
Incalzato a collaborare, vessato, picchiato, sottoposto a ricatti,  
attraverso Il protagonista, il regista dichiara di aver voluto
raccontare la sua esperienza biografica, durante i suoi studi.
“L’unico modo che avevo per pagarmi gli studi e girare i primi  
cortometraggi era lavorare alla dogana al confine tra Canada e Stati  Uniti.
Non mi piaceva affatto lavorare lì, ed è una parte della mia vita  che per lungo
tempo ho nascosto ai miei colleghi registi.
Per la prima  volta, invece, ho avuto l’opportunità di ritornare all’esperienza
di  quegli anni in cui, lavorando alla dogana, sognavo di realizzare film.
In tutta umiltà, Le bruit des moteurs mi ha permesso di fare luce su una  parte
della mia vita che per lungo tempo ho cercato di negare”.
Nato in Canada ha conseguito una laurea in cinema e letterature
comparate all’Università di Montreal e un master in comunicazione e  creazione
sperimentale dei media all’Università del Québec, sempre a  Montreal.
Si è laureato anche in sceneggiatura presso
l’Institut  National de l’Image et du Son di Montreal.
I suoi cortometraggi, One Man  (2016), Aquarium (2013) e Beep Beep (2011)
sono stati presentati in  centinaia di festival in più di venti paesi.
Le bruit des moteurs  (2021), un lavoro di autofiction, è il suo primo lungometraggio.
Un originalissimo esordio quello del giovane regista, sia nella  forma,
sofisticata e eccentrica che nei contenuti così centrati sul  concetto di privacy,
sulle paranoie esistenziali, giocate sulle  ossessioni sessuali e sulle
fissazioni persecutorie fondate su falsi  moralismi e su un mondo
che ruota su se stesso in un burnout circolare  claustrofobico,
ottuso e senza via d’uscita.



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