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Beatrice Bianchini
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ORO VERDE - Birds of Passage (‘125) (2018)

beatrice bianchini
Pubblicato da in 2018 ·
di Ciro Guerra e Cristina Gallego
con Carmiña Martínez, Jhon Narváez, José Acosta, José Vicente Cotes, Juan Martínez, Natalia Reyes. Quinzaine des Réalisateurs.


I Wayuu sono un gruppo etnico della Colombia e del Venezuela, parlano la lingua omonima, vivono nella penisola della Guajira e sono circa 300 mila persone. Una comunità con origini nomadi costruita da varie famiglie che si autoregolano con leggi proprie rette da un ferreo rispetto reciproco e da canoni di onore imprescindibili.
Siamo negli anni Sessanta e mentre Rapayet, tra riti, tradizioni, superstizioni e danze di sfida decide la sua futura moglie, un giovane del luogo gli presenta gli americani, con sembianze da figli dei fiori ma con slogan anticomunisti, venuti ad acquistare marijuana. Lo introduce al nuovo fiorente mercato della droga.
Cinque atti scandiscono la narrazioni apocalittica della ascesa capitalistica di una comunità dove alcune famiglie si arricchiscono sproporzionatamente e altre rimangono ai margini.
Le nuove leggi del denaro non si arrestano difronte alle tradizioni che rimangono il tessuto progressivamente lacerato di una civiltà che sta consumando la propria memoria.
Ed ecco la rivalità tra due delle più potenti famiglie del traffico che diventa guerra fratricida, laddove il rispetto e l’onore vedono il riflesso di uno speculare ribaltamento.
Un adattamento all’opulenza della matriarca Ursula evidenzia il meccanismo della difesa autodistruttiva atavica del proprio figlio, nativo del mercato capitalistico e per questo, contrariamente a qualunque rispetto della tradizione, disposto ad umiliare con borse di soldi chiunque non si inchini ai suoi consumistici godimenti senza il rispetto di alcuna legge.
Una storia vera, che oltre ai mutamenti antropologici, diviene narrazione degli atteggiamenti della natura umana.
L’opulenza portata dal denaro introduce comodità divenute cattedrali nel deserto perché la natura, intorno, scompare.
E con essa si introduce la naturalità della ineluttabilità dell’evento che mette a repentaglio l’esistenza e la cultura di un intero popolo, incapace di gestire un incontro impossibile tra la ballata della tradizione e la techno del consumo.
Una lotta tra clan in una cultura tribale, accompagna il pensiero magico all’apocalisse delle leggi del mercato.
Presentato all’apertura della Quinzaine di Cannes, questo film colombiano, sconvolge e sorprende, sebbene Ciro Guerra, tre anni prima aveva già presentato il meraviglioso El abrazo de la serpiente.
Una narrazione quella di Guerra e di Cristina Gallego che sconvolge i canoni dei format televisivi sul narcotraffico: la danza della seduzione iniziale, continua ad accompagnare parallelamente la trama della tradizione con la chirurgica amputazione dei suoi canoni e delle sue regole.
Il mistero di una cultura costruita sapientemente proprio perché intessuta di superstizioni, rimandi, leggi aldilà di qualunque comprensibilità pseudo-illuminata che pretende di ordinare con le leggi della ragione qualcosa di inviolabile a sua volta violata da qualcosa di invevitabilmente più distruttiva di qualunque logica della ragione: il denaro.
L’abbandono del mistero, del simbolo, del sacro, dell’enigma, della follia fa entrare un ordine differente entro l’ordine stabilito e il racconto converge proprio su questo tema: tagliare l’orizzonte concluso per trovarsi improvvisamente in un vuoto di contenuti abituali.
La notte alla quale mi affidai a occhi aperti non è il nulla, non è il male puro e semplice. Al di là del bene e del male, che hanno valore finché c’è una scelta da fare, la notte è male solo per il giorno che però avverte di non essere il tutto. Quando io, affidandomi al giorno, mi sottraggo alla notte non ho la consapevolezza assoluta di una verità senza colpa, ma so che mi sono sottratto a una esigenza che lanciava appelli; non si diede ascolto a una trascendenza quando fu avvertito il giorno e la fedeltà del giorno.

K. Jaspers, Filosofia, Libro III: Metafisica ( 1936-1956), p. 1045



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