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Beatrice Bianchini
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LOU VON SALOME’ ( ‘103)

beatrice bianchini
Pubblicato da in 2019 ·
di Cordula Lablitz-Post
con Katharina Lorenz

Esiste un ottimismo della forza e uno della superficialità. Il primo sa dominare il dolore, il secondo lo fugge.
 ( Lou Von Salomè)

Gottinga 11 maggio 1933
Il nazionalsocialismo da alle fiamme la lotta di classe e il materialismo insieme ai libri di Marx; Lou scrive al suo caro professor Freud di aspettarsi il peggio dalla Germania. Ormai non pratica più la psicoanalisi ritenuta una scienza ebraica; brucia i suoi scritti per non lasciarli in pasto all’orrore mentre un germanista disoccupato Ernst Pfeiffer cerca di convincerla a scrivere questa storia.
Nata a S. Pietroburgo nel 1861, nelle prime scene del film la Von Salomè è una anziana, quasi cieca, donna settantenne e dal racconto al germanista inizia il percorso a ritroso della sua vita.
Sesta figlia dopo cinque fratelli, profondamente amata dal padre e ostacolata dalla madre cresce in una famiglia protestante.
Piuttosto ribelle, con atteggiamenti maschili per i tempi, arriva a  chiedere se Dio, essendo ovunque, si trova anche all’inferno.
Riesce a convincere il pastore Gilbert a farle lezioni private di filosofia fino a quando le insidiose avance dell’anziano comprometteranno a lungo il suo rifiuto rispetto a qualunque tipo di esperienza erotica.
Pubblica  il suo primo romanzo con uno pseudonimo maschile e riesce a farsi accogliere solo come ospite dall’università di Zurigo in quanto tutte le altre facoltà non accettavano studentesse donne.
Mentre la madre la costringe a considerare la condizione di madre e moglie in quanto “ le donne non sono nate per studiare” lei approfondisce la filosofia e dichiara di non volersi sposare in quanto la famiglia limita le sue scelte.
Lou ritiene di essere immune al matrimonio e di voler rinunciare al piacere fisico per liberare la produzione intellettuale.

Nell’amore come nell’attività creativa, la rinuncia è meglio di una cattiva realizzazione.
( Lou Von Salomè)

Dal rifiuto di   Nietzsche alla convivenza asessuata con il filosofo aforista tedesco Paul Rée, Lou si innamorerà solo del poeta austriaco Rainer Maria Rilke, in virtù del suo animo profondamente  femminile.  Allontantasi anche dalla estrema fragilità di  lui  si rivolgerà al Professor Freud dal quale si farà aiutare fino ad affiancarlo nei suoi studi.
Continuerà a scrivere molti libri con il suo vero nome.


"Nietzsche ammirava Lou [Salomé], rappresentava tutto ciò che lui avrebbe voluto essere e non era: spregiudicata, anticonformista, antiborghese, libera, egoista senza farsene un problema o una colpa. Era lei il vero “superuomo” di cui andava scrivendo nello Zarathustra".
[ Massimo Fini,  Nietzsche. L'apolide dell'esistenza, 2002].

Dopo tre anni esce finalmente in Italia il film su Lou Andreas-Salomè, una intellettuale dallo sguardo distante da qualunque stereotipo di genere. Donna determinata, carismatica, icona dei diritti femministi, musa ispiratrice di poeti, filosofi, psicoanalisti. L’irraggiungibilità del suo corpo le consentirà di diventare il desiderio, la frustrazione e il tormento di tutti gli uomini che la conoscono.
Di statuaria bellezza, indipendente e spregiudicata ha un’unica finalità diventare quello che è: una donna colta e libera.
La morte del padre rappresenterà il tradimento di Dio al quale la bambina Lou si rivolgeva per allungare la vita del genitore, quella “morte di Dio” di Nietzschiana memoria.
Una rivoluzionaria figura rappresentata dal biopic della Kaplitz-Post, in modo piuttosto tradizionale, con dei fermo immagine in format cartolina dei tempi.
Una studiosa alla quale dobbiamo la liberazione dei dettami del corpo almeno fino a quando quelli non avrebbero compromesso le  relazioni di sé  con il proprio corpo; l’autrice di molti libri tra i quali Erotismo  e La materia erotica non esita a far conoscere la sessualità femminile  intrisa di ruolo sociale, insieme al tema del narcisismo positivo.

Preferiva il principio Apollineo a quello Dionisiaco e  mentre uno impazzisce, l’altro fugge per amore, il terzo la sposa senza poterla toccare, lei scopre l’amore ritenendo tuttavia che dopo l’estasi si vive sempre un senso di sazietà.
Nel 1911 riceve un mandato di comparizione, deve far scomparire tutto e dichiara: “il mondo non ti regala mai nulla, se vuoi avere una vita, rubala!”

Questo film che non riesce tuttavia   a rappresentare in modo artistico la figura di una donna/amazzone completamente fuori dagli schemi, restituisce a questa sorprendente figura l’irraggiungibilità dovuta alla sua scelta di fondo, ossia quella di essere una donna libera di gestire il proprio corpo in assoluta autonomia svincolandola da quell’immaginario che ha voluto per anni rappresentarla illogicamente come una femme fatale.
Libera infatti da qualunque compromesso emotivo , dichiarava le stesse poesie del suo amato Rilke troppo intrise di sentimento.

Ci sono finissimi tratti caratteriali che uniscono il vero innamorato con quella  infantilità, spesso evidente, che hanno le nature geniali. Egli giunge a quelle profondità dove i geni sono di casa.
(Lou Von Salomè)


Tutti sono abbastanza intelligenti da riconoscere la propria stupidità ma non tutti abbastanza onesti per farlo.
(Lou Von Salomè)




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Ideato e realizzato da Sandro Alongi
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