ArtBea
Beatrice Bianchini
Vai ai contenuti

Les revenants (‘103)

beatrice bianchini
Pubblicato da in 2004 ·
di Robin Campillo
con Géraldine Pailhas, Jonathan Zaccaï, Frédéric Pierrot, Djemel Barek, Bruno Cremer

Un giorno X alcuni morti ritornano, eccoli avvicinarsi alla citta, in silenzio e lentamente camminano. Ritornano dalla morte non si sa perché, né cosa li spinga a farlo.
Forse gli eventi hanno imposto questo ritorno e anche loro, i redivivi non ne sono perfettamente coscienti. I loro ritmi ormai sono diversi ed anche le reazioni socio-politiche- familiari che suscitano sembrano imprevedibili.
La maggior parte sono anziani, il 60 per cento, ma tra questi anche persone adulte giovani e bambini.
La città deve affrontare il problema dell’accoglienza, attraverso l’organizzazione di tendopoli temporanee fino a che non saranno avvenuti i riconoscimenti e le eventuali reintegrazioni nelle famiglie, nei posti di lavoro, nella società.
Anche gli affetti sembrano messi a dura prova e ritrovarsi difronte un partner morto o un figlio precocemente perso farebbe pensare ad una forte emozione da colmare e un grande entusiasmo.
Invece le cose non sembrano andare come si potrebbe immaginare; gli equilibri si sono ristabiliti e anche un bambino precocemente defunto può creare dei forti problemi di reinserimento.
Inoltre il ritmo tra vivi e morti è scandito in modo diverso; quello dei primi è veloce, standardizzato sulle esigenze quotidiane; quello dei redivivi, che non dormono la notte e camminano continuamente, è invece lento, pacato, rilassato e a questo si aggiunge la somministrazione di psicofarmaci. I loro appuntamenti notturni con mogli, genitori, fidanzati non sembrano emozionare particolarmente né i vivi né i redivivi che probabilmente avvertono di essere un elemento di disturbo e l’esito finale crudele e violento farà capire le vere intenzioni dei cittadini e delle famiglie, e della società intera.
Rivedere questo film illuminante a distanza di 14 anni sembra una rivelazione.
Il messaggio inattuale, perché estremamente in anticipo con i tempi, fa cogliere oggi ancora più di prima, se possibile, come l’umanità sia assolutamente incapace di affrontare imprevisti che possano inceppare il ritmo acefalo del mondo.Qualunque elemento di disturbo del sistema di produzione e di consumo deve essere eliminato, Le democratiche parole come tolleranza, umanità, accoglienza che in questo caso sono sottoposte alla dura prova dei morti compianti e sorprendentemente tornati vivi restituiscono l’immagine della menzogna: quella menzogna assoluta che ha ancora la possibilità di dire in qualche modo la verità.Il disgusto prodotto dai vivi nei tornati vivi, innesca la volontarietà di tornare morti. Il disprezzo, l’inumana indifferenza, che tocca in sorte a coloro che rifiutano di partecipare rappresenta la vera faccia della alienazione contemporanea. Il messaggio rivoluzionario di questo film ha per protagonista il meccanismo dell’oppressione: il sacrificio socialmente richiesto è talmente universale che si rivela solo nella società nel suo complesso e non nel singolo. La società dei vivi per Campillo, ha assunto la malattia di tutti i singoli, e in essa, nella follia accumulata, il male soggettivo, sepolto nell’individuo che si integra con il male oggettivo e visibile.Per tutto questo non c’è ragione che tenga neanche quella di far incontrare morti e vivi; il dialogo ormai è interrotto, regna l’atrofia dell’umano e l’ontologica impossibilità di qualunque rapporto.)




Nessun commento




Ideato e realizzato da Sandro Alongi
Torna ai contenuti