di Daniele Luchetti
con Alba Rohrwacher, Luigi Lo Cascio, Silvio Orlando, Laura Morante
Abbiamo ricevuto dalla nostra famiglia le idee di cui viviamo così come la malattia di cui moriremo.
(Marcel Proust)
Napoli anni ‘80
La storia di una famiglia dall’infanzia dei figli alla separazione e alla riconciliazione.
Più che di tradimento, meglio parlare di interruzione della lealtà
dice
Domenico Starnone dal cui omonimo romanzo é tratto il film.
Una lealtà sconosciuta più che interrotta sembra quella tra i
protagonisti della storia,
una lealtà sulla carta, citata da un patto,
superficiale come molte storie familiari.
Una formalità che funziona quella degli affetti fino a quando funziona.
Con tutte le conseguenze delle scelte, di quello che viene detto, più del non detto.
Tradimenti, risentimenti, ripicche, violazioni, omissioni, segreti.
Paternità infantili e irresponsabili, maternità acerbe e incompiute.
Privazione e furto di identità è l’eredità consegnata ai figli
cresciuti in cattività con
conseguenze imprevedibili e irreversibili.
I figli da piccoli amano i genitori. Una volta cresciuti li giudicano. Raramente, per non dire mai, li perdonano.(O.Wilde)
Luchetti mette in scena il racconto di Starnone: lo stereotipo
della
famiglia contemporanea e non solo, prodotto del progetto di una
società
che vede la consanguineità come il fertilizzante delle
perversioni umane più
funzionali all’infelicita e quindi al controllo.
La prima metà della nostra vita è rovinata dai nostri genitori, la seconda metà dai nostri figli.
(Clarence Darrow)