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Beatrice Bianchini
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DOGMAN (‘102) (2018)

beatrice bianchini
Pubblicato da in 2018 ·
di Matteo Garrone,
con Marcello Fonte, Edoardo Pesce, Nunzia Schiano, Adamo Dionisi, Francesco Acquaroli, Alida Baldari Calabria, Gianluca Gobbi


L’uomo è un cavo teso tra la bestia e il superuomo
F. Nietzsche”

Marcello sembra l’incarnazione di questo prologo nietzschiano.
Sa ammansire la bestia rottweiler e fargli la toeletta e anche ammansire l’uomo bestia fornendogli la cocaina.
E’ un piccolo superuomo Marcello, sa cosa vuol dire amare, avere amici, costruirsi a dura fatica un’immagine, sa lavorare e arrangiarsi.
Una passione per i cani e un amore incondizionato per la figlia sono la sua dimensione.
Pranza con i vicini commercianti di slot e di compro oro nella trattoria Bolina mentre la figlia lo abbraccia chiudendogli gli occhi.
Sorride sempre Marcello, dice spesso “amore” e “bravo” perché sono le parole che amerebbe sentirsi dire.
Divide il piatto di pasta con il cane, e pensa di riuscire a controllare Simone, disperato e ottuso cocainomane che disturba la quiete di un luogo fuori dal mondo, che ha un’unica ragione di esistere, quella di esistere.
Si lascia coinvolgere in rapine, in serate con angeli in perizoma, mentre riporta in motorino a casa l’uomo bestia ferito e privo di sensi.
Simone respira cocaina mentre gli altri discutono come liberarsene ma nessuno riesce a trovare una soluzione.
Marcello ascolta, subisce, ama, gioca, lavora, si inabissa con la figlia nei fondali marini, scende a compromessi ma non accetta la proposta di Simone.
Marcello vive e sopravvive a modo suo, sa dove può spingersi e dove occorre fermarsi, sebbene ci sia sempre quel cavo teso tra la bestia, le bestie, l’uomo e il superuomo.
Ha una sua etica Marcello, conosce il limite, conosce la legge e con questa avrà un’incontro ravvicinato.
L’esito travolgerà il suo edificio esistenziale, il dovere prenderà il sopravvento rispetto ai suoi vicini, ai quali dovrà dimostrare di non essere quello che credono.
Il cavo lo porterà dalla parte della bestia che deve riportare l’osso al padrone dopo che è stato lanciato e questo lo allontanerà dall’altro lato del cavo.
Il guinzaglio della necessità del riconoscimento, diventerà il collare stretto al collo dall’indifferenza altrui, dalla solitudine, dall’ idiozia, dalla ineluttabilità della vendetta.
Un piccolo “old boy” Marcello che rianima delicatamente un minuscolo cane finito nel freezer, che guarda confuso gli amici mentre giocano a calcetto, che subisce il massacro di Simone dopo avergli sfondato la moto, che agisce inerme la vendetta sacrificale in nome di tutti.
“Chi è senza peccato scagli la prima pietra”, sembra gridare Garrone, raccontando la sua personale storia del canaro della Magliana.
Chi non è senza peccato abbia pietà, compassione, perdono, orrore e dolore.
Chi non è senza peccato sappia sentire e guardare quel volto sfigurato, sappia provare il tormento della disperazione confusa, esanime, esausta, impotente, esaurita.
Chi non è senza peccato sappia sentirsi uomo e bestia, amore e odio, eros e thanatos.
La grandezza dell’uomo è di essere un ponte e non uno scopo: nell’uomo si può amare che egli sia una transizione e un tramonto. Io amo coloro che non sanno vivere se non tramontando, poiché essi sono una transizione (Prologo Zarathustra, 4).
Chi lotta contro i mostri deve fare attenzione a non diventare lui stesso un mostro. E se tu riguarderai a lungo in un abisso, anche l’abisso vorrà guardare dentro di te.
( Al di là del bene e del male” F. Nietzsche)
L’epilogo di un film che si tatua sulla pelle e penetra invadente e doloroso nella carne, scavando l’ abisso dell’impossibilità di essere tra la bestiale idiozia e la beota umanità.




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